AVVOCATO PENALISTA COMPETENTE BOLOGNA
I NOSTRI VALORI: CORRETTEZZA, TRASPARENZA E PROFESSIONALITA`
Tutelo i diritti dei miei assistiti adottiamo un approccio basato sulla correttezza, trasparenza e professionalità. La nostra priorità è quella di agire con sollecitudine per prevenire contenziosi e ottenere soluzioni rapide ed efficaci, rispondendo in maniera sattisfattiva alle aspettative dei nostri clienti.
L’avvocato penalista Bologna Sergio Armaroli ha maturato una particolare esperienza nell’ambito del diritto penale e opera su tutto il territorio nazionale. Assiste la parte dalla fase genetica del procedimento penale fino alla definizione del processo con sentenza dinanzi ai Tribunali e alle Corti d’Appello. Presta patrocinio in favore di chi sia accusato o leso dal reato in aderenza al principio costituzionale per cui la difesa è un diritto che va garantito a tutti. Si occupa quindi del Diritto Penale a 360° (sia penale nero, sia penale bianco) sebbene abbia sempre prestato particolare attenzione al diritto penale dei colletti bianchi e d’impresa.
Reati contro il patrimonio
L’avvocato penalista Bologna Sergio Armarolidifende rientrano i reati contro il patrimonio, tipologia di delitti molto insidiosa per chi la subisce, come i reati di furto e ricettazione. Negli ultimi anni si sono sviluppate nuove forme di attacco al patrimonio, anche subdole e avvalendosi degli strumenti informatici. In casi seguiti di recente ci si è imbattuti in tali nuove forme criminose (smishing, phishing) e in nuove modalità di attacco al patrimonio altrui. Lo studio si occupa di tutti i tipi di reati contro il patrimonio, anche collegati alla criminalità (estorsione, usura, truffe…).
Violenza
L’avvocato penalista Bologna Sergio Armaroli spesso viene nominato quale difensore in processi per casi di violenza, talvolta sviluppatasi in ambiti familiari e a seguito di separazione tra coniugi e conviventi. Ciò gli ha consentito di approfondire anche le dinamiche interne al diritto di famiglia. I suoi clienti sono persone accusate di reati di violenza (sia uomini, spesso donne) anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie informatiche e dei mezzi di comunicazione. In molti casi assiste invece le persone offese e le parti civili nei processi contro coloro che hanno commesso delitti di matrice violenta.
DISPONIBILITA` E FLESSIBILITA`
L’avvocato penalista Bologna Sergio Armaroli incontra assistiti di persona, garantendo presenza costante sia di mattina che di pomeriggio, su appuntamento, per assicurare un servizio attento e personalizzato.
- Lo Studio dell’Avv. penalista a Bologna è punto di riferimento sia per il privato sia per le imprese ed offre assistenza tecnica e consulenza preventiva altamente qualificata su tutto il territorio nazionale.
- , di responsabilità medica, di reati in materia di contraffazione, ricettazione, alienazione ed esportazione illecita di opere d’arte.
- Sia che si tratti di consulenza legale preventivache di rappresentanza legale in procedimenti penali complessi, lo Studio avvocato penalista Bologna Sergio Armaroli dedica tempo ed energie a comprendere le esigenze specifiche di ogni cliente e ad adottare un approccio strategico mirato al raggiungimento dei migliori risultati possibili.
- Lo Studio dell’Avv. penalista a Bologna si occupa della difesa nei reati contro la persona ed il patrimonio, della responsabilità penale connessa alla crisi dell’impresa, di reati stradali, di quelli nel settore dell’infortunistica e della sicurezza sul luogo di lavoro
Maltrattamenti in famiglia, violenza domestica, violenza fisica e psicologica
Si difende (revenge porn, sextortion, deepnude, sexting, ecc.),
- Reati sessuali, reati informatici di ricatto o estorsione sessuale violenza sessuale di gruppo, aggravante per lesioni consistenti in sfregio permanente del volto, costrizione o induzione al matrimonio,
cassazione reati informatici
Nel 2024, la Corte di Cassazione italiana ha emesso diverse sentenze significative in materia di reati informatici, contribuendo a chiarire e ampliare l’interpretazione delle normative vigenti.
Accesso abusivo a un sistema informatico
Con la sentenza n. 40295 del 31 ottobre 2024, la Corte ha esteso l’applicazione dell’articolo 615-ter del Codice Penale, che punisce l’accesso abusivo a un sistema informatico o telematico protetto da misure di sicurezza. Nel caso specifico, un direttore di una struttura alberghiera aveva utilizzato credenziali fornite da una collega per accedere a un database aziendale contenente circa 90.000 schede di clienti. La Corte ha stabilito che tale accesso, sebbene effettuato con credenziali valide, è da considerarsi abusivo se realizzato per scopi estranei al mandato ricevuto, rafforzando così la protezione del “domicilio digitale” anche all’interno delle organizzazioni.
Utilizzo dei captatori informatici
La sentenza n. 25401 del 28 giugno 2024 ha delineato nuovi e più stringenti parametri relativi all’uso dei captatori informatici, noti anche come “trojan” o “malware”. La Corte ha distinto tra intercettazioni di comunicazioni tra presenti e quelle non in presenza, stabilendo che mentre le prime possono essere utilizzate esclusivamente per i reati per i quali sono state espressamente autorizzate, le seconde possono essere impiegate per indagare ulteriori reati, purché rientrino fra le categorie delineate dall’art. 266, comma 2-bis, del Codice di Procedura Penale. Questa decisione sottolinea la necessità di un’attenta valutazione caso per caso, evitando un’applicazione indiscriminata dei dati ottenuti tramite tecnologie invasive.
Responsabilità delle banche in caso di phishing
Con la sentenza n. 3780 del 12 febbraio 2024, la Suprema Corte si è pronunciata sulla responsabilità degli istituti di credito in caso di operazioni fraudolente compiute mediante phishing. Nel caso esaminato, un cliente aveva subito una frode attraverso l’acquisizione illecita delle sue credenziali di accesso al sistema di home banking. La Corte ha stabilito che la banca è responsabile se non dimostra di aver adottato tutte le misure idonee a garantire la sicurezza del servizio, sottolineando che l’istituto di credito deve provare di aver implementato soluzioni efficaci per prevenire o ridurre l’uso fraudolento dei sistemi elettronici di pagamento.
Queste pronunce evidenziano l’evoluzione della giurisprudenza italiana nell’affrontare le sfide poste dai reati informatici, enfatizzando la necessità di adeguare le interpretazioni normative alle nuove realtà tecnologiche e di garantire una maggiore tutela sia per le organizzazioni che per gli individui.
lesioni consistenti in sfregio permanente del volto
Nel 2024, la Corte di Cassazione italiana ha emesso diverse sentenze rilevanti in materia di lesioni personali con sfregio permanente al viso, fornendo chiarimenti significativi sull’applicazione dell’articolo 583-quinquies del Codice Penale.
Reato comune applicabile oltre la violenza di genere
Con la sentenza n. 7728 del 22 febbraio 2024, la Cassazione ha stabilito che il reato di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso è un reato comune, applicabile indipendentemente dal contesto di violenza domestica o di genere. Il caso riguardava una donna che aveva causato lesioni permanenti al volto di un’altra donna mordendole l’orecchio sinistro, determinando il distacco di quasi metà del padiglione auricolare. La Corte ha chiarito che l’articolo 583-quinquies c.p. non limita la sua applicazione a specifici contesti, ma si riferisce a chiunque cagioni lesioni permanenti al viso di un’altra persona.
Definizione di sfregio permanente
Nella sentenza n. 18894 del 5 maggio 2023, la Suprema Corte ha precisato che, per configurare lo sfregio permanente, non è necessario un danno che provochi ripugnanza, ma è sufficiente un’alterazione apprezzabile dei lineamenti del viso che susciti sgradevolezza o ilarità nell’osservatore comune. Questo chiarimento sottolinea che anche modifiche meno gravi dell’aspetto possono rientrare nella fattispecie prevista dall’articolo 583-quinquies c.p.
Continuità normativa tra aggravante e reato autonomo
Con la sentenza n. 6401 del 23 gennaio 2024, la Cassazione ha affermato la continuità normativa tra la precedente circostanza aggravante della “deformazione” o dello “sfregio permanente al viso”, abrogata nel 2019, e il delitto autonomo di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso. Questo significa che le condotte precedentemente punite come aggravanti sono ora inquadrate come reato autonomo, mantenendo la stessa rilevanza penale.
Queste pronunce evidenziano l’attenzione della giurisprudenza italiana nel tutelare l’integrità fisica e l’aspetto delle persone, garantendo una protezione efficace contro le lesioni che causano deformazioni permanenti del viso, indipendentemente dal contesto in cui avvengono.
- violazione del divieto di allontanamento dalla casa familiare o del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla parte lesa, ecc
- violenza di genere e reati disciplinati dal ‘Codice Rosso’: violenza sessuale, violenza sessuale aggravata, stupro, molestie sessuali, diffusione di immagini o video di atti sessuali senza il consenso della persona ritratta,.
- Stalking, atti persecutori
- Prostituzione minorile
- Pornografia minorile o pedopornografia
Avvocato penalista Bologna esperto CYBERCRIME
L’evoluzione tecnologica e l’utilizzo sempre più permeante della rete internet hanno agevolato ed innovato le modalità di commissione dei reati informatici ed è sempre più frequente essere vittime dei cosiddetti cybercrimes.
Nel 2024, la Corte di Cassazione italiana ha emesso diverse sentenze significative in materia di cybercrime, contribuendo a delineare l’interpretazione giuridica dei reati informatici nel contesto nazionale. Queste decisioni hanno riguardato principalmente l’accesso abusivo a sistemi informatici, la diffusione non autorizzata di dati sensibili e le frodi online.
Inoltre, a livello internazionale, il Consiglio d’Europa ha reso pubblica nel dicembre 2023 la terza bozza della Convenzione internazionale sull’intelligenza artificiale (CAI), discussa nell’ultima riunione plenaria tenutasi a Bruxelles dal 23 al 26 gennaio 2024. Questa convenzione mira a stabilire principi fondamentali applicabili negli Stati membri per tutelare i diritti umani nel contesto dell’IA.
Per rimanere aggiornato sulle ultime sentenze e ordinanze in materia di cybercrime, è consigliabile consultare il sito ufficiale della Corte di Cassazione, che pubblica regolarmente le decisioni più recenti.
Con il termine cybercrimes si suole far riferimento a quei reati perpetrati attraverso l’utilizzo della rete internet e dei sistemi informatici o telematici: essi si distinguono in «computer facilitated crimes», reati facilitati dall’utilizzo dei computer,
- Corruzione di minorenni
– Reati finanziari
La Corte di Cassazione ha emesso diverse sentenze rilevanti in materia di reati finanziari, affrontando tematiche quali l’esercizio abusivo di attività finanziaria, l’aggiotaggio e la responsabilità degli enti ai sensi del D.Lgs. 231/2001. Di seguito, alcune pronunce significative:
- Esercizio abusivo di attività finanziaria e truffa: Nella sentenza n. 155 del 5 gennaio 2021, la Cassazione ha chiarito che il reato di abusivismo finanziario, previsto dall’art. 166 del D.Lgs. n. 58/1998, può concorrere con il reato di truffa. L’abusivismo è un reato di pericolo, volto a tutelare l’interesse degli investitori a interagire solo con soggetti autorizzati, mentre la truffa è un reato di danno che richiede l’effettiva lesione del patrimonio del cliente attraverso artifizi o raggiri.
- Aggiotaggio e responsabilità ex D.Lgs. 231/2001: Con la sentenza n. 23401 del 15 giugno 2022, la Cassazione Penale ha affrontato la responsabilità per aggiotaggio del presidente e amministratore delegato di una società, estendendo la responsabilità anche all’ente ai sensi del D.Lgs. 231/2001. Questo sottolinea come le condotte illecite dei vertici aziendali possano riflettersi direttamente sulla responsabilità amministrativa della società stessa.
- Esercizio abusivo di attività finanziaria: Nella sentenza n. 26807 del 25 settembre 2020, la Cassazione ha ribadito che, per configurare il reato di esercizio abusivo di attività finanziaria, è necessario che l’attività sia svolta in modo professionale, organizzato e rivolto al pubblico. Anche la prestazione di garanzie, come le fideiussioni, rientra tra le attività finanziarie riservate agli intermediari autorizzati.
Queste pronunce evidenziano l’attenzione della giurisprudenza nel garantire la correttezza e la trasparenza nel settore finanziario, tutelando sia gli investitori che il mercato da condotte illecite.
– Reati fallimentari
Nel corso del 2024, la Corte di Cassazione ha emesso diverse sentenze significative in materia di reati fallimentari, affrontando questioni quali la determinazione del danno patrimoniale, la responsabilità dell’amministratore di fatto e l’applicazione delle pene accessorie. Di seguito, alcune pronunce rilevanti:
- Determinazione del danno patrimoniale nella bancarotta: Con la sentenza n. 17140 del 24 aprile 2024, la Cassazione ha stabilito che, in tema di reati fallimentari, l’entità del danno provocato dai fatti configuranti bancarotta patrimoniale deve essere commisurata al valore complessivo dei beni sottratti all’esecuzione concorsuale, piuttosto che al pregiudizio sofferto da ciascun creditore.
- Applicazione delle pene accessorie nel patteggiamento: Nella sentenza n. 43703 del 19 novembre 2024, la Cassazione ha affermato che, in caso di patteggiamento con pena detentiva non superiore a due anni per reati fallimentari, non possono essere applicate le pene accessorie previste dall’art. 216 della Legge Fallimentare. Questo perché l’art. 445, comma 1, del codice di procedura penale esclude l’applicazione di pene accessorie in tali circostanze.
- Responsabilità dell’amministratore di fatto: Con la sentenza n. 36582 del 2 ottobre 2024, la Cassazione ha ribadito che, in relazione alla bancarotta fraudolenta, i destinatari delle norme di cui agli artt. 216 e 223 della Legge Fallimentare vanno individuati sulla base delle concrete funzioni esercitate, indipendentemente dalle qualifiche formali. Pertanto, l’amministratore di fatto risponde dei reati fallimentari al pari dell’amministratore di diritto.
- Momento consumativo del reato di bancarotta: Nella sentenza n. 36091 del 26 settembre 2024, la Cassazione ha chiarito che, in tema di bancarotta, il momento consumativo del reato coincide con la pronuncia della sentenza di fallimento, anche se la condotta distrattiva si è esaurita anteriormente. Ciò perché la dichiarazione di fallimento costituisce elemento costitutivo del reato e non semplice condizione obiettiva di punibilità.
Queste pronunce evidenziano l’orientamento della Suprema Corte nel delineare con precisione gli elementi costitutivi dei reati fallimentari e le responsabilità dei soggetti coinvolti, garantendo una maggiore chiarezza applicativa in materia.
– Reati societari
La Corte di Cassazione ha emesso diverse sentenze significative in materia di reati societari, affrontando tematiche quali il falso in bilancio, la bancarotta fraudolenta e l’infedeltà patrimoniale. Di seguito, alcune pronunce rilevanti:
- Falso in bilancio e bancarotta fraudolenta impropria: Nella sentenza n. 37264 del 12 settembre 2023, la Cassazione ha stabilito che, ai fini della configurabilità del reato di bancarotta fraudolenta impropria da falso in bilancio, è necessario valutare la condotta al momento della dichiarazione di fallimento, anche se all’epoca della redazione del bilancio la condotta non costituiva reato.
- Confisca dei beni utilizzati per commettere reati societari: Con l’ordinanza n. 8612 del 27 febbraio 2024, la Cassazione ha sollevato questione di legittimità costituzionale dell’art. 2641 c.c., nella parte in cui prevede la confisca obbligatoria per equivalente dei beni utilizzati per commettere reati societari, ritenendo la misura potenzialmente sproporzionata.
- Indici di amministratore di fatto nei reati tributari: Nella sentenza n. 34381 del 16 settembre 2022, la Cassazione ha chiarito che, per attribuire a un soggetto la qualifica di amministratore di fatto, è necessario l’esercizio continuativo e significativo dei poteri tipici dell’organo di gestione, anche se non in via esclusiva.
- Responsabilità ex D.Lgs. 231/2001 per reati tributari: Con la sentenza n. 16302 del 28 aprile 2022, la Cassazione ha riconosciuto per la prima volta la responsabilità amministrativa di un ente ai sensi del D.Lgs. 231/2001 per reati tributari, in particolare per dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti.
Queste pronunce evidenziano l’evoluzione giurisprudenziale in materia di reati societari, sottolineando l’importanza di una gestione aziendale conforme alle normative vigenti per prevenire responsabilità penali e amministrative.
– Reati bancari
Nel 2024, la Corte di Cassazione ha emesso diverse sentenze significative in materia di reati bancari, affrontando tematiche quali la responsabilità degli amministratori non esecutivi, le segnalazioni antiriciclaggio e la responsabilità delle banche in caso di phishing. Di seguito, alcune pronunce rilevanti:
- Responsabilità degli amministratori non esecutivi di banche: Con l’ordinanza n. 29844 del 20 novembre 2024, la Cassazione ha ribadito che gli amministratori non esecutivi di istituti bancari possono essere ritenuti responsabili per omessa vigilanza, sottolineando l’importanza del loro ruolo nel garantire una corretta gestione e nel prevenire condotte illecite all’interno dell’ente.
- Funzioni del responsabile di filiale nelle segnalazioni antiriciclaggio: Nell’ordinanza n. 24396 dell’11 settembre 2024, la Cassazione ha chiarito che il responsabile di filiale di una banca ha l’obbligo di monitorare e segnalare operazioni sospette di riciclaggio, evidenziando la necessità di una valutazione attenta delle transazioni e della provenienza dei fondi, indipendentemente dalla loro apparente liceità.
- Responsabilità contrattuale delle banche in caso di phishing: Con la sentenza n. 3780 del 12 febbraio 2024, la Suprema Corte ha stabilito che le banche sono responsabili per le operazioni fraudolente compiute mediante phishing, a meno che non dimostrino che l’evento dannoso è derivato da una causa a loro non imputabile. Questo principio sottolinea l’importanza per gli istituti bancari di adottare misure adeguate per garantire la sicurezza dei servizi di home banking offerti ai clienti.
Queste pronunce evidenziano l’attenzione della giurisprudenza nel delineare con precisione le responsabilità degli attori nel settore bancario, promuovendo una maggiore tutela sia per i clienti che per l’integrità del sistema finanziario.
– Reati tributari
– Responsabilità amministrativa degli enti dipendente da reato ai sensi del decreto legislativo 231 del 2001;
– Reati ambientali
– Diritto penale del lavoro
– Responsabilità degli amministratori con delega e senza delega
– Responsabilità degli amministratori di fatto
- Guida in stato di ebbrezza: Reato commesso da chi guida sotto l’influenza di alcol o sostanze stupefacenti, mettendo a rischio la sicurezza stradale.
- Reati contro il Codice della Strada: Violazioni delle normative stradali che mettono in pericolo la sicurezza pubblica.
- Reati perseguibili d’ufficio: Reati per cui l’azione penale è avviata automaticamente dallo Stato, indipendentemente dalla volontà della vittima.
- Reati perseguibili tramite querela: Reati per cui è necessaria la querela della vittima per avviare il procedimento penale.
Valutazione con il cliente del riesame dei provvedimenti cautelari personali, interdittivi e reali operati nei confronti della società e delle persone fisiche
dispositivo dell’art. 309 Codice di procedura penale
Fonti → Codice di procedura penale → LIBRO QUARTO – Misure cautelari → Titolo I – Misure cautelari personali → Capo VI – Impugnazioni
- Entro dieci giorni dalla esecuzione o notificazione [293] del provvedimento, l’imputatopuò proporre richiesta di riesame, anche nel merito, della ordinanza che dispone una misura coercitiva[281-286], salvo che si tratti di ordinanza emessa a seguito di appello del pubblico ministero [310](1)(2)(3).
- Per l’imputato latitante [296] il termine decorre dalla data di notificazione eseguita a norma dell’articolo 165. Tuttavia, se sopravviene l’esecuzione della misura, il termine decorre da tale momento quando l’imputato prova di non aver avuto tempestiva conoscenza del provvedimento.
- Il difensoredell’imputato può proporre la richiesta di riesame entro dieci giorni dalla notificazione dell’avviso di deposito dell’ordinanza che dispone la misura [2933, 296 2].
3-bis. Nei termini previsti dai commi 1, 2 e 3 non si computano i giorni per i quali è stato disposto il differimento del colloquio, a norma dell’articolo 104, comma 3.
- La richiesta di riesame è presentata nella cancelleria del tribunale indicato nel comma 7. Si osservano le forme previste dall’articolo 582(12).
- Il presidente cura che sia dato immediato avviso all’autorità giudiziaria procedente la quale, entro il giorno successivo, e comunque non oltre il quinto giorno(5), trasmette al tribunale gli atti presentati a norma dell’articolo 291, comma 1, nonché tutti gli elementi sopravvenuti a favore della persona sottoposta alle indagini e, in ogni caso, le dichiarazioni rese dalla persona sottoposta alle indagini ai sensi dell’articolo 291, comma 1-quater(6 )(13).
- Con la richiesta di riesame possono essere enunciati anche i motivi e l’imputato può chiedere di comparire personalmente. Chi ha proposto la richiesta ha, inoltre, facoltà di enunciare nuovi motivi davanti al giudice del riesame facendone dare atto a verbale prima dell’inizio della discussione(7).
- Sulla richiesta di riesame decide, in composizione collegiale, il tribunale del luogo nel quale ha sede la corte di appello o la sezione distaccata della corte di appello nella cui circoscrizione è compreso l’ufficio del giudice che ha emesso l’ordinanza.
- Il procedimento davanti al tribunale si svolge in camera di consiglio nelle forme previste dall’articolo 127. L’avviso della data fissata per l’udienza è comunicato, almeno tre giorni prima, al pubblico ministero presso il tribunale indicato nel comma 7 e, se diverso, a quello che ha richiesto l’applicazione della misura; esso è notificato, altresì, entro lo stesso termine, all’imputato ed al suo difensore. Fino al giorno dell’udienza gli atti restano depositati in cancelleria, con facoltà per il difensore di esaminarli e di estrarne copia.
8-bis. Il pubblico ministero che ha richiesto l’applicazione della misura può partecipare alla udienza in luogo del pubblico ministero presso il tribunale indicato nel comma 7. L’imputato che ne abbia fatto richiesta ai sensi del comma 6 ha diritto di comparire personalmente o, quando una particolare disposizione di legge lo prevede, di partecipare a distanza. Il presidente può altresì disporre la partecipazione a distanza dell’imputato che vi consenta(7)(12).
- Entro dieci giorni dalla ricezione degli atti il tribunale, se non deve dichiarare l’inammissibilità della richiesta, annulla, riforma o conferma l’ordinanza oggetto del riesame decidendo anche sulla base degli elementi addotti dalle parti nel corso dell’udienza. Il tribunale può annullare il provvedimento impugnato o riformarlo in senso favorevole all’imputato anche per motivi diversi da quelli enunciati ovvero può confermarlo per ragioni diverse da quelle indicate nella motivazione del provvedimento stesso(8). Il tribunale annulla il provvedimento impugnato se la motivazione manca o non contiene l’autonoma valutazione, a norma dell’articolo 292, delle esigenze cautelari, degli indizi e degli elementi forniti dalla difesa(7)(11).
9-bis. Su richiesta formulata personalmente dall’imputato entro due giorni dalla notificazione dell’avviso, il tribunale differisce la data dell’udienza da un minimo di cinque ad un massimo di dieci giorni se vi siano giustificati motivi. In tal caso il termine per la decisione e quello per il deposito dell’ordinanza sono prorogati nella stessa misura(9).
- Se la trasmissione degli atti non avviene nei termini di cui al comma 5 o se la decisione sulla richiesta di riesame o il deposito dell’ordinanza del tribunale in cancelleria non intervengono nei termini prescritti, l’ordinanza che dispone la misura coercitiva perde efficacia e, salve eccezionali esigenze cautelari specificamente motivate, non può essere rinnovata. L’ordinanza del tribunale deve essere depositata in cancelleria entro trenta giorni dalla decisione salvi i casi in cui la stesura della motivazione sia particolarmente complessa per il numero degli arrestati o la gravità delle imputazioni. In tali casi, il giudice può disporre per il deposito un termine più lungo, comunque non eccedente il quarantacinquesimo giorno da quello della decisione(7)(1
– Assistenza nel corso dell’udienza preliminare
– Difesa processuale mediante la raccolta di tutti gli elementi a discarico per i propri clienti